Monumento Vittorio Emanuele II

Il progetto di restauro per restituire alla città di Novara la statua in bronzo di Vittorio Emanuele II a cavallo. Un importante lavoro di recupero della durata di circa due mesi, reso possibile grazie ai contributi raccolti con i fondi 5×1000 ANCoS. Un lavoro di squadra tra la ditta d’Arte e Restauro “Gabbantichità” di Donatella Gabba e alcuni artigiani novaresi. I lavori sono stati diretti dalla Soprintendenza. I lavori, terminati nell’Ottobre del 2022, sono stati festeggiati con una piccola cerimonia assieme al sindaco di Novara.

Per il recupero sono state adottate particolari attrezzature come videomicroscopi per analizzare al meglio il grado di incrostazione e ossidazione del bronzo. Nella fase finale dei lavori sono stati utilizzati prodotti particolari in grado di inibire la corrosione, per una maggiore durata di conservazione dell’opera d’arte.

Cenni storici sulla statua

Al centro di Piazza Martiri della Libertà, venne realizzata nel 1881 la statua al re d’Italia. Opera dello scultore Ambrogio Borghi, venne realizzata in occasione per la ricorrenza della scomparsa Vittorio Emanuela II, primo re d’Italia, avvenuta nel 1877. All’epoca la statua era orientata verso Torino.

La statua è circondata da un piccolo prato, delimitata da un motivo a greca. Sul basamento in pietra, troviamo pannelli bronzei raffiguranti l’abdicazione di Carlo Alberto, dopo la sconfitta di Novara.

La statua subì, durante la seconda guerra mondiale, delle mutilazioni e danneggiamenti vari, per dispregio da parte dei fascisti, come la segatura dei baffi, durante la rimozione della statua stessa. Negli anni avvenire, la statua ricevette diverse opere di restauro sino ai giorni d’oggi, con un importante lavoro di recupero, grazie al progetto 5×1000 ANCoS Confartigianato e la Soprintendenza di Novara.

Il delicato lavoro di restauro

A causa dell’esposizione della statua all’inquinamento per diversi anni, il bronzo risultava ricoperto totalmente da una patina verdastra e in alcune parti da spesse croste nere.

Il basamento in granito rosa di Baveno, dopo un accurato esame con l’ausilio di strumenti altamente sofisticati è stato rilevato la presenza di profonde fessurazioni tra le linee di giunzione dei gradoni. Le immagini rilevate hanno evidenziato la mancanza di materiale di sostegno.

Basamento in granito rosa di Baveno

Lo stato di conservazione del basamento in granito era discreto, anche se presentava stratificazioni di depositi carboniosi e sporco, macchie estese e diffusi segni di dilavamento con colature ferruginose e verdastre. Si è riscontrata inoltre la presenza di una diffusa patina biologica dovuta alla vicinanza col terreno erboso.

L’intervento di pulitura del granito è avvenuto in più fasi, mentre le lacune del supporto sono state colmate con resina bicomponente trasparente Tritone e polvere di granito rosa, proveniente dalla stessa cava da cui è stato estratto il granito dei gradoni.

L’epigrafe posta sul lato Nord è stata integrata con cromia simile all’originale, in modo da renderla nuovamente visibile.

La statua

La scultura è ricoperta da una stratificazione cristallina compatta e di spessore variabile, prodotto di una corrosione dovuta a sali.

Considerando che la scultura in oggetto è stata esposta all’inquinamento per diversi anni e il bronzo risultava ricoperto totalmente da una patina verdastra e da spesse croste nere, il lavoro è stato svolto in più fasi, reintegrando la colorazione originale, attraverso la creazione di una serie di strati effetto-barriera che proteggono il manufatto dall’azione degli agenti atmosferici.

Anno finanziario: 2019 – 2020 – Importo finanziato: € 45.000